da oggi inizio coltivazione di agave sul balcone.......
Roma, 27 ago. (Apcom) - Chissà se i messicani manterranno imperturbabili la loro pittoresca quiete, accovacciati per la siesta al riparo del sombrero, quando scopriranno di esser rimasti a secco di tequila, e soprattutto che a scolarsela sono stati i motori delle auto dei vicini statunitensi. Perché indirettamente è questo che sta succedendo al più famoso liquore del Messico, che paga lo scotto del boom di biocarburanti e etanolo. E curiosamente, come riporta oggi il quotidiano britannico The Indipendent, i bevitori messicani non sono soli in questa situazione: anche per i tedeschi si registrano gli stessi problemi, con la birra.
La tequila si produce facendo fermentare la polpa di agave, una pianta desertica dalle lunghe foglie carnose e spinose (che si può trovare anche in Italia, dove è stata soprattutto introdotta per decorare le abitazioni nei pressi del mare), e la legge messicana stabilisce che per chiamarsi tequila un liquore sia per almeno il 51% prodotto da distillato di agave.
Le migliori qualità di questa pianta crescono tra i 1.500 e i 2.000 metri, nei prezzi di una città che - guarda caso - si chiama proprio Tequila.
Ma la globalizzazione incalza inesorabile: i prezzi del mais sono saliti alle stelle, mentre i vicini Stati Uniti - primo consumatore globale di petrolio - cercavano fonti alternative per produrre carburanti, ancor più dopo che la benzina ha superato la soglia psicologica dei 4 dollari al gallone. E col mais si può ottenere etanolo. In più, anche altri tipi di coltivazioni, come i fagioli, hanno assistito a boom dei prezzi nell'ambito della crisi globale sui rincari degli alimentari. I prezzi dell'agave - prosegue The Indipendent - risultano invece oggi lievemente più bassi dei livelli del 2002.
Per gli agricoltori la scelta è presto fatta. "Il mais è dove ora ci sono i soldi - dice Miguel Ramirez, latifondista intervistato da Usa Today -. Lascerò completamente l'agave". La stessa agenzia di vigilanza sulla produzione di tequila riconosce l'esistenza di questo problema: gli agricoltori messicani smettono di coltivare agave per dedicarsi a produzioni più redditizie. Lo scorso anno la semina di agave è crollata tra il 25 e il 35%, e quest'anno si assisterà ad un calo analogo. In più, ci vogliono sei anni di pazienza perché questa pianta raggiunga la maturità e si possa procedere al raccolto.
Secondo gli esperti del settore per l'immediato le ripercussioni più forti colpiranno la tequila di bassa qualità, dove potrebbe diminuire la percentuale di agave utilizzata. Nel frattempo, conclude il quotidiano Gb, in Germania gli agricoltori stanno abbandonando l'orzo per dedicarsi ad altri prodotti, e i produttori di birre lamentano che questo mette a repentaglio le loro materie prime, specialmente sulle birre di miglior qualità
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